Domenica 17 marzo termina a Palazzo Bisaccioni la Mostra "La Scuola di San Lorenzo. Una factory romana" curata da Giancarlo Bassotti inaugurata il 18 dicembre dell'anno scorso. Un quartiere proletario di Roma, San Lorenzo, un edificio della cosiddetta archeologia industriale, l'ex semoleria pastificio Cerere, sono la cornice entro la quale un gruppo di artisti, 6+1 - Domenico Bianchi, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Nunzio (Di Stefano), Piero Pizzi Cannella, Marco Tirelli, Bruno Ceccobelli tra la metà degli anni Settanta e gli inizi degli Ottanta, dà origine ad uno dei poli più vitali dell'arte contemporanea. I sette artisti non si sono mai sentiti parte di un vero e proprio gruppo come dimostrano le loro scelte circa le gallerie, italiane europee e americane cui farsi rappresentare, semmai di appartenere a un sodalizio artistico. Un artista di questa Scuola cioè Piero Pizzi Cannella (artista laziale ma di fama internazionale tanto che gli esiti della sua arte hanno trovato sede permanente al Palazzo Reale di Milano, al Macro di Roma, alla Galleria d'arte moderna di Torino e di Bologna, al Museo d'Arte contemporanea di Pechino, al Mumok di Vienna, all'Hotel des Artes di Tolone e sono state esposte in una recente mostra del 2017 all'Ermitage di San Pietroburgo) ha ripreso alcune pagine esemplari dei favolosi manoscritti miniati che ci hanno tramandato il "DE ARTE VENANDI CUM AVIBUS" di Federico II, per riproporre in chiave contemporanea il fascino che deriva dalla miniatura medievale. Dipinti che sono stati esposti nei castelli federiciani tra i più emozionali nell'immaginario collettivo: Castel del Monte Bari, Trani. Un artista che esprime il sentire del nostro tempo diventa quindi interprete di un tema come la caccia col falcone, punta di diamante dell'eredità sapienziale di Federico II.